UniRai nasce come realtà aperta a tutti i giornalisti della Rai Radiotelevisione Italiana, libera da ogni pregiudizio ideologico, lontana dalla propaganda politica e saldamente ancorata ai valori costituzionali.
Uniti nelle differenze, senza etichette. L’obiettivo è offrire ai colleghi una nuova casa plurale e trasversale per restituire all’informazione del servizio pubblico quella terzietà e quella completezza che, sole, possono contribuire alla formazione di idee consapevoli sui principali fatti nazionali e internazionali.
Al centro del progetto ci saranno temi fondamentali come la tutela dei giornalisti, la garanzia dell’autonomia professionale imposta dal Contratto nazionale di lavoro giornalistico, l’organizzazione del lavoro nelle redazioni, la certezza delle risorse e un giusto equilibrio tra diritti e doveri.
Tale attività renderà naturalmente UniRai miniera di idee e di riflessioni sull’intero mondo Rai, così come alternativa nella dialettica con l’azienda e con gli altri interlocutori.
Unicamente attraverso questo approccio sarà possibile rappresentare le istanze troppo spesso ignorate di tanti colleghi giornalisti, che non hanno trovato adeguato ascolto nelle organizzazioni sindacali esistenti.
Troppo spesso negli ultimi anni è mancato un dibattito sui temi, affinché il prodotto delle varie testate torni a essere collettivo, pluralista e diversificato. Si pensi ad esempio agli argomenti legati alle fasce giovanili e all’universo femminile, spesso affrontati in modo disorganico o quando ci sono casi eclatanti di bullismo e femminicidi.
Tale dibattito per essere realmente articolato deve necessariamente svilupparsi anche in luoghi e contesti “altri” rispetto a quelli offerti dalle organizzazioni sindacali esistenti. Un dibattito che dovrà essere aperto a tutte le sensibilità e in cui ogni contributo dovrà avere la stessa dignità. Al riguardo UniRai si proporrà come luogo di confronto permanente e costantemente a disposizione per l’organizzazione di seminari, giornate di studio, convegni e per proporre all’azienda campagne social a lungo termine.
I giornalisti del servizio pubblico esprimono professionalità e competenze spesso poco valorizzate quando non addirittura mortificate. È necessaria quindi una riflessione sull’intera organizzazione del lavoro, a partire dai sistemi di attribuzione delle qualifiche. Va riformato in tempi rapidi il modello del job posting, che in questi anni ha evidenziato numerose pecche.
Va inoltre avviato un confronto sulla progressione delle carriere che arrivi a comprendere figure come il redattore ordinario e il caposervizio, alla luce degli accordi del 3 maggio 2022 che hanno ridefinito i criteri contrattuali che regolano l’incarico di inviato.
Allo stesso modo occorre ragionare sui modelli di specializzazione e su percorsi di formazione all’altezza dei cambiamenti della professione.
All’origine di tali processi dovranno esserci tre parametri: merito, trasparenza, sostenibilità.
Oggi chiedono l’accesso alle stesse tutele più di 200 colleghi che ogni giorno contribuiscono a realizzare programmi di informazione, ma con rapporti di lavoro che vanno dalla consulenza con partita iva al contratto da programmista.
Occorre quindi sollecitare l’azienda affinché riapra immediatamente il tavolo avviato a marzo sulla cosiddetta “fase 2” del “Giusto contratto”. Tra le priorità rientra senz’altro la ridefinizione del cosiddetto “perimetro” dei programmi.
Appare comunque evidente che senza un quadro definito delle risorse a disposizione nessun interlocutore, in questo momento, sarebbe in grado di offrire certezze a una platea così ampia di giornalisti.
Nei prossimi mesi sarà quindi fondamentale sia ribadire all’azienda l’importanza di questa vertenza, sia ascoltare le istanze provenienti dai colleghi con spirito costruttivo ma senza demagogia.
L’accesso alla selezione dovrà essere garantito al maggior numero di colleghi, sulla base dei principi dell’inclusione e della meritocrazia.
Le sedi regionali della Rai devono tornare a essere uno dei pilastri dell’informazione del servizio pubblico radiotelevisivo.
Le risorse stanziate vanno considerate come investimenti per migliorare il prodotto complessivo della Rai e non come una spesa da contenere il più possibile.
Anche le sedi devono avere a disposizione risorse certe. Bisogna evitare gli sprechi ma, al tempo stesso, si deve invertire la progressiva riduzione di fondi che sta impoverendo l’offerta informativa.
Il racconto dei territori va fatto dai territori e non dalle redazioni. I giornalisti devono essere messi nelle condizioni di poter raccontare i fatti, le storie, gli eventi nei luoghi in cui questi accadono.
Va ridotta la gestione centralistica della Tgr favorendo una maggiore autonomia decisionale delle redazioni periferiche, partendo dai Centri di Produzione e proseguendo sino alle più piccole redazioni.
È necessario un confronto sulla reintroduzione della terza edizione dei telegiornali e va resa più agevole la possibilità di produrre fuori spazi, su diffusione regionale, riguardanti eventi distintivi delle varie comunità regionali.
Vanno assicurati ai giornalisti della Tgr, in base alle rispettive attitudini e inclinazioni, percorsi di crescita professionale che includano, oltre alle collaborazioni per le rubriche nazionali della Tgr, anche collaborazioni per le rubriche di altre testate giornalistiche della Rai e distacchi in altre redazioni regionali o nazionali.
Inoltre, in occasioni di eventi nazionali, vanno previste partecipazioni da parte di giornalisti della Tgr, scelti con criteri trasparenti e basati su merito e competenze.
Stessi criteri di competenza e merito che vanno assicurati in caso di promozioni, con rispetto rigoroso di quanto previsto dalla carta dei diritti e dei doveri del giornalista radiotelevisivo del servizio pubblico.
Il confronto sul tema degli organici, già avviato dall’azienda con le organizzazioni sindacali esistenti e i comitati di redazione, deve arrivare necessariamente a una svolta. Le testate nazionali lamentano carenze che a volte rendono difficile la copertura dei turni redazionali e obbligano i colleghi a rinunciare a ferie e riposi. Tali dinamiche impattano negativamente sulla qualità sia del prodotto sia della vita dei lavoratori.
Nei prossimi mesi inoltre altri pensionamenti interesseranno tutte le testate nazionali e la Tgr. Gli organici di quest’ultima, fissati dagli accordi sottoscritti nel 2019 e nel 2022, presentano già disallineamenti.
UniRai stimolerà l’azienda affinché avvii quanto prima una nuova selezione pubblica che consenta di colmare i numerosi vuoti e di sbloccare la mobilità interna. Mobilità che, parallelamente, dovrà prevedere meccanismi più agili rispetto agli attuali.
Per la Rai i temi della valorizzazione delle immagini e della conservazione di un patrimonio immenso e prezioso rimangono strategici. Anche in questo caso sarà importante ribadire all’azienda l’importanza di politiche volte a riportare all’interno la produzione delle immagini e ad affrontare problemi irrisolti e che impattano sul lavoro quotidiano dei colleghi: qualità dei materiali girati, archiviazione, utilizzo delle teche, ormai cronica carenza dei telecineoperatori.
Il ruolo di questi ultimi, in particolare, viene sempre più affidato ai tecnici interni di produzione che spesso si trovano ad apprendere da autodidatti come utilizzare la telecamera: sarebbe quindi importante prevedere corsi ad hoc su tecniche e regole di base.
Sarà poi fondamentale garantire in tutte le gare d’appalto il rispetto di standard di qualità elevati.
Allo stesso tempo, non dovrà essere un tabù ragionare sui nuovi modelli di giornalismo multimediale in grado di integrare e supportare l’attuale modello produttivo.
La presenza web e social deve garantire al servizio pubblico una penetrazione adeguata e competitiva in un mercato in costante evoluzione, che vede l’azienda in preoccupante ritardo. La frammentazione dell’offerta e degli investimenti si è rivelata una scelta perdente nel corso degli anni.
La Rai ha invece il dovere di acquisire un profilo professionale che sia all’altezza del suo ruolo anche nella comunicazione digitale. UniRai si batterà affinché vengano valorizzate e formate competenze di giornalisti che siano in grado di sviluppare nuovi linguaggi, studiati per le diverse piattaforme e non come la mera trasposizione dei contenuti televisivi online.
È urgente accelerare la creazione di nuclei di giornalisti altamente specializzati sul digitale, in grado di lavorare sulle diverse piattaforme, in team con diverse figure professionali e di altri settori dell’azienda e con i colleghi televisivi che sempre più devono contribuire al prodotto web/social.
C’è bisogno di sviluppare sinergie positive, lasciandosi alle spalle divisioni e personalismi, per riuscire a imporsi sul mercato con la potenza di fuoco di un’informazione autorevole, certificata e capillare anche grazie agli inviati e alla penetrazione territoriale delle testate regionali, ma sempre capace di soddisfare le esigenze del pubblico.
Va infine elaborata una policy efficace sui social, che rappresentano un importante luogo di “brand building” e un mezzo per intercettare le fasce più giovani, ma che deve essere affrontato con professionalità e rigore, evitando di cadere nell’imitazione di realtà che nulla hanno a che fare con i principi del servizio pubblico.
Anche sui social, l’obiettivo resta sempre la valorizzazione dell’azienda Rai, creando un circolo virtuoso che riporti pubblico e contatti e senza sperperare il materiale e le risorse a favore delle grandi piattaforme.
Un welfare aziendale attento alle esigenze della genitorialità dovrebbe poter offrire un servizio di asilo nido aziendale o quantomeno delle vere convenzioni con asili nido privati situati nei pressi delle sedi aziendali.
La legge ha previsto, per il 2023, delle agevolazioni sui fringe benefits per i lavoratori con figli a carico che però non sono state recepite dalla Rai per la categoria dei giornalisti (i benefit fino a 3mila euro sono esenti da Irpef e dall’imposta sostitutiva sui premi di produttività). La misura, secondo quanto annunciato dal Governo, seppure con diverse soglie, sarà prorogata anche per il 2024 e possibilmente resa strutturale: ci auguriamo dunque che la Rai intenda applicarla, dal prossimo anno, anche per i giornalisti.
Bene la possibilità dello smart working con aumento dei giorni per chi ha figli minorenni, compatibilmente con la peculiarità del lavoro giornalistico. A tal riguardo, è importante implementare e rendere sempre più efficienti i sistemi per poter svolgere nelle migliori condizioni possibili le mansioni anche da remoto.
La tutela della maternità in azienda è un fatto acquisito. Tuttavia è importante vigilare affinché nelle redazioni non si verifichino fenomeni di mobbing, così come di marginalizzazione o prevaricazione delle donne (e degli uomini) che rientrano al lavoro dopo periodi di assenza dovuti a motivi familiari. Riteniamo la serenità di potersi concedere del tempo per i propri figli una condizione fondamentale e indispensabile affinché le giornaliste e i giornalisti decidano in libertà di costruirsi una famiglia.
Sulla parità di accesso delle donne alla carriera e a posizioni apicali in azienda non vogliamo “quote rosa” e “riserve indiane”, ma semplicemente il giusto riconoscimento dei meriti, perché le professioniste che valgono sanno farsi strada da sole se l’ambiente lavorativo è equo e trasparente.
UniRai ha chiaro il ruolo e la responsabilità che l’informazione, specie quella del servizio pubblico, deve avere per diffondere una cultura del rispetto nelle relazioni di genere, dell’antiviolenza, e dei pari diritti.
UniRai, sulla base di quanto previsto dal proprio statuto, sarà impegnata nella promozione e nella valorizzazione del giornalismo orientato al sociale, con particolare riferimento ai temi della disabilità e dell’inclusione.
Parallelamente si impegnerà a chiedere all’azienda condizioni di miglior favore per tutti quei lavoratori tutelati dalla legge 104 del 1992.
Unirai inoltre devolverà il 10% delle quote associative a realtà impegnate in questo settore.
La Rai è un patrimonio di tutti i lavoratori. UniRai si impegnerà per promuovere la cultura dell’amore per la nostra azienda e incentiverà tutte le iniziative tese a far fronte comune insieme a tutte le realtà associative e alle sigle sindacali di tutte le categorie di lavoratori.
Le campagne di stampa che puntano a indebolire l’azienda, a volte per agevolare i competitori sul mercato, altre volte per pura e semplice strumentalizzazione politica, danneggiano in primo luogo l’immagine di chi ogni giorno lavora con passione e orgoglio per far crescere la prima realtà culturale del Paese.